La Fed affossa le Borse
La Federal Reserve affossa le Borse. L’istituto guidato da Bernanke, nella giornata odierna, ha fatto sapere che il programma di stimoli all’economia americana da 85 miliardi di acquisti di bond potrebbe esporre l’istituto stesso a rischi eccessivi e, quindi, potrebbe essere sospeso prima del previsto.
La riflessione della banca centrale americana ha generato importanti e negative ripercussioni sui mercati finanziari, che non hanno esitato ad essere venduti chiudendo la giornata in rosso. Il peggiore è Milano, che lascia sul terreno il 3,13% anche a causa del peso del settore bancario. Il listino milanese, quindi, chiude sotto la soglia dei 16.000 punti.
Il resto delle Borse europee, dopo una apertura incerta ad inizio mattina, hanno amplificato i timori anche a seguito della pubblicazione dell’indice Pmi sull’Eurozona che è sceso a 47,3 punti a febbraio 2013 rispetto i 48,6 punti di gennaio.
Sotto i 50 punti, la lettura segnala un proseguire della fase di contrazione dell’attività. A ciò si aggiunge il richiamo fatto in Cina nei confronti delle autorità locale per mettere un freno alla speculazione immobiliare, che sui mercati è stato percepito come un pericolo di un rallentamento di quella tipologia di attività.
Alla chiusura delle Borse europee Wall Street si muove al ribasso, con il Dow Jones che cede lo 0,44%, il Nasdaq lo 0,9% e lo S&P 500 lo -0,6% dopo che le nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono aumentate a 362 mila unità nella settimana terminata lo scorso 16 febbraio. Hanno così superato le stime, che indicavano le nuove richieste a quota 353 mila. Piatta invece l’inflazione di gennaio (+0,3%), per il secondo mese consecutivo.
Il fatto che il Ftse-Mib sia risultato il listino peggiore in Europa non deve “preoccupare”: la maggiore attenzione rivolta all’Italia è data dalle elezioni politiche che si svolgeranno nel prossimo fine settimana e che, stando alle ultime proiezioni, potrebbero portare in Parlamento una maggioranza debole, non in grado di proseguire sulla strada delle riforme.
Questa ipotesi pesa anche sul fronte obbligazionario, con lo spread che supera la soglia dei 290 punti base e con il Btp decennale che, sul mercato secondario, viene scambiato con un rendimento di poco superiore al 4,5%. Il differenziale spagnolo si attesta a 360 punti, ma si è mosso meno di quello italiano.
Le tensioni legate alla Fed si sono fatte sentire anche nel continente asiatico, dove Tokyo in mattinata ha chiuso gli scambi cedendo l’1,39% dopo i nuovi recenti massimi fatti segnare dall’indice dell’est. Si è trattato, per lo più, di un movimento tecnico visto il calo del rapporto euro/yen negli ultimi giorni.
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