Faber negativo sul rally dell’azionario USA

Pubblicato da: MatteoT - il: 10-03-2013 10:00 Aggiornato il: 08-03-2013 11:32

Proprio mentre Wall Street continua a macinare record su record, si moltiplicano i pessimisti di questo rally che sta coinvolgendo, da diversi giorni, l’azionario Usa. Sono sempre di più gli esperti del settore che sostengono che questo andamento appare drogato dalla Fed e da dei tassi extra-favorevoli.

Onde-Elliott

Marc Faber è uno di loro. Secondo l’esperto investitore, la corsa del mercato azionario si tradurrà, a breve, in una correzione di oltre il 20% proprio a causa di questo, immotivato, rialzo. Una spinta verso nuovi possibili minimi, ben lontai dai recenti massimi di gennaio 2013, quando le Borse festeggiavano l’accordo sul fiscal cliff.

Non è stato forse quattro anni fa che l’azionario ha toccato il fondo? E non è stato forse nel 2007 che il Dow ha toccato il record che proprio in questi giorni è stato infranto? Un particolare non indifferente che gli investitori dovrebbero ricordare”. Come dovrebbero ricordare, tra le altre cose, che allora il debito era di 9 mila miliardi di dollari e che oggi, invece, supera i 16 mila miliardi. La crisi c’è ancora e, se possibile, colpisce ancora di più le famiglie.

Facendo eco a commenti rilasciati all’inizio di questa settimana da Stanley Druckenmiller, fondatore di Duquesne Capital, ha concordato con la sua teoria, ma ha anticipato che la fine tragica sarà già per quest’anno. Druckenmiller aveva dichiarato qualche giorno fa di non condividere l’euoria, ma di considerarla, anzi, un presagio negativo.

“Con le blue-chip vicino a massimi storici, il rally potrà ancora andare avanti per un po’ ma non sarà infinito. E’ la politica di denaro facile della Federal Reserve che sta costringendo gli investitori a continuare sulle azioni: grazie a loro sono diventate un grande valore solo in relazione a zero tassi di interesse, ma non in base assoluta”.

Come a dire: le azioni come parte di una società non esistono più; ora hanno esclusivamente fine speculativo. Quindi chi le possiede è meglio che le venda ora visto che sono, in sè, uno strumento privo di valore. Faber fornisce due opzioni: correzione improvvisa del 20% delle azioni e poi un nuovo rialzo, oppure qualcosa di simile al 1987 o al 2000, quando le azioni sono salite nei primi mesi per poi perdere tutto (e anche oltre) nel resto dell’anno.

E a perdere sarà anche l’oro, sebbene ancora in rialzo tanto da sovraperformare l’azionario, ma pur sempre soggetto a una fase di correzione. “Preferisco comprare qualcosa che è relativamente ribassato piuttosto che qualcosa che è relativamente alto” ha aggiunto.

La soluzione? “Le azioni che possiedo, le ho prese tra il 2008 e 2009 in Asia,” ha detto. “Filippine, Indonesia, Thailandia e da allora sono cresciute anche di 4 o 5 volte”.

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