Mps e la perdita record nel bilancio 2012
Il Monte dei Paschi di Siena, da qualche settimana non più nelle prime pagine dei giornali mondiali per lo scandalo derivati scoppiato a fine gennaio 2013, sta procedendo sempre più convinto nella sua “rottura con il passato”. Mps, secondo l’ad Viola, sarà una banca nuova. C’è solo un problema: per poter far piazza pulita del “marciume” precedente, è necessario subire elevate perdite nel presente.
Ed il bilancio del 2012 parla chiaro; l’amministratore delegato Viola lo definisce un “bilancio di svolta”; è, però, una svolta che ha lasciato i segni visto che, mentre il mercato si attendeva perdite vicine ai 2,3 miliardi di euro, la società ne ha rese note per 3,17. Un risanamento doloroso che ha portato il rosso complessivo, relativo agli ultimi due anni, alla gigantesca cifra di 6,9 miliardi di euro.
A gravare sul risultato del 2012 è un mix tra ‘pulizia necessaria’ dei conti e ‘voglia di prudenza’: le sole svalutazioni caldeggiate da Bankitalia, ad esempio, hanno gravato per 2,67 miliardi di euro (dei quali ben €1,37 nell’ultimo trimestre). La lista dei colpevoli, comunque, è chiara: crediti deteriorati, avviamenti, adeguamento dei fondi “rettificativi” e svalutazioni sulle partecipazioni.
“Nel 2012 – recita il comunicato Mps a margine della presentazione dei conti – il Gruppo Montepaschi ha operato in un contesto di mercato straordinariamente difficile caratterizzato da un progressivo rallentamento della crescita economica e dall’acuirsi della crisi del debito sovrano nell’area Euro che ha determinato un brusco aumento degli spread creditizi e la chiusura dei mercati interbancari ed istituzionali, innescando al contempo una spirale negativa sulle quotazioni di borsa e dei titoli di stato italiani”
Il processo di rottura con il passato sta proseguendo, ma il costo di questa operazione è stata arginata, almeno in parte, con i 4 miliardi di euro di bond arrivati dal Tesoro.
Non si può chiudere senza parlare dei derivati, il cui peso sul bilancio, a detta di molti, è ancora troppo ingente e lascerebbe spazio ad ulteriori margini di svalutazione; la spiegazione “ufficiale” è la seguente: “Nel quarto trimestre l’aggregato ha beneficiato della ripresa di valore dei titoli valutati al fair value, in relazione alla riduzione dello spread Italia e di nuovi investimenti in posizioni a breve scadenza, compensati da dismissioni di strumenti caratterizzati da maggiore assorbimento di capitale”.
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