Mps e la politica affossa Piazza Affari: – 4,50% il finale

Pubblicato da: MatteoT - il: 04-02-2013 18:44

La tornata elettorale in Italia si avvicina e le Borse crollano. Che binomio che si sta sviluppando a Milano; un binomio che sembra attivo anche in Spagna, dove invece l’incertezza politica regna sovrana dopo la scoperta di un presunto scandalo tangenti che ha investito direttamente Mariano Rajoy, primo ministro iberico.

Il Wall Street Journal, tornando al nostro Paese, ha le idee chiare: il crollo odierno di Piazza Affari è da imputare principalmente a due fattori; da un lato troviamo lo scandalo derivati che ha travolto Mps e che non accenna a chiudersi e, dall’altro, le nuove promesse di Silvio Berlusconi. Senza entrare nel tema della campagna elettorale, ci limitiamo al dire che, incredibilmente, torna di moda il trade-off Berlusconi vs. Spread: la presenza del primo porta a salire il secondo.

Il Wall Street Journal, sul suo sito collega il boom dello spread e il crollo dei listini milanesi citando le indagini giudiziarie sui derivati e le parole dell’ex premier Silvio Berlusconi, “che sta guadagnando popolarità nei sondaggi pre-elettorali e che ha promesso di abbassare le tasse in caso di elezione, una mossa descritta dagli oppositori come propaganda elettorale”. Secondo il quotidiano ciò “potrebbe mettere sotto pressione i conti dello Stato”.

In questo contesto lo spread, ossia la differenza tra il rendimento dei Btp decennali e dei pari durata Bund tedeschi, è schizzato di 20 punti base raggiungendo quota 285 punti; i titoli italiani, sul mercato secondario, rendono ora il 4,46%. L’andamento negativo del comparto obbligazionario ha finito per riversarsi sui titoli bancari e su Piazza Affari, dove il Ftse-Mib ha chiuso con un negativo 4,50% a 15.539 punti.

Molto pesante l’andamento di Mps; la banca senese ha faticato a lungo prima di riuscire a fare prezzo. Un pò come successo mercoledì scorso a Saipem, che invece oggi ha chiuso in terreno positovo. La Consob ha ascoltato per due ore i vertici della controllata Eni per far luce sul crollo del titolo e le vendite in blocco prima dell’annuncio del profit warning.

Male Mediaset, dopo un report di Mediobanca che punta il dito contro l’audience deludente in Spagna. Sospese per un periodo dalle contrattazioni, in forte ribasso, anche Fiat e Finmeccanica.

Pesante battuta d’arresto anche per il resto del Vecchio Continente; Londra ha ceduto l’1,6%, Parigi il 3 e Francoforte il 2,5%. Madrid, a causa del terremoto che sta investendo Rajoy, lascia sul terreno il 3,8% con uno spread in salita a 380 punti base.

I rinnovati timori sulla periferia dell’euro azzoppano anche Wall Street, reduce da una settimana che aveva riportato gli indici a un passo dai massimi storici, con il Dow Jones sopra 14 mila punti. Quest’ultimo, alla chiusura dei mercati del Vecchio continente, cede lo 0,8%, sotto 14 mila punti. Vendite anche sull’S&P 500, che arretra in linea con il Dow, mentre il Nasdaq lascia sul parterre l’1,1%.

Oggi erano in pubblicazione i dati sulla disoccupazione iberica, tornata a salire. I senza lavoro aumentano e raggiungono la cifra record di 5 milioni di persone, avanzando del 2,7%. Il tasso di disoccupazione, quindi, arriva al 26,02% nel quarto trimestre del 2012, al massimo dal 1975 a questa parte.

I timori su Spagna e Italia pesano anche sull’euro, che scende sotto quota 1,36 dollari, mentre lo yen continua a mantenersi debole. La moneta unica passa di mano a 1,355 dollari, dopo aver toccato il top dalla fine del 2011 venerdì scorso.

Era, invece, terminata in progresso la seduta della Borsa di Tokyo in mattinata: + 0,62% e nuovi massimi negli ultimi 33 mesi. L’indice Nikkei era salito in scia all’ottimismo di venerdì sui mercati Usa. Tra i singoli titoli, spicca il rimbalzo di Panasonic, che chiude a +17% dopo i dati diffusi venerdì scorso con un margine operativo lordo triplicato. Il gruppo di elettronica ha trascinato al rialzo anche Sony (+7,5%) e Sharp (+5,47%).

Sul fronte delle materie prime il petrolio è in calo a New York a 96,41 dollari al barile (-1,43%) al momento dello stop delle contrattazioni europee. Di segno opposto l’andamento dell’oro: il metallo prezioso per consegna immediata segna un rialzo dello 0,3% a quota 1.676 dollari l’oncia. Corre anche il platino che registra un progresso dell’1,1% a 1.702 dollari l’oncia.

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