Giappone: ondata emotiva, ripresa a medio termine
“La tragedia del terremoto in Giappone inevitabilmente spaventa i mercati finanziari mondiali, che in queste ore stanno soffrendo pesanti perdite. Ma credo che, dopo la reazione emotiva, le Borse saranno in grado di assorbire e superare anche il grave colpo di questa tragedia“. Questo è l’idea di Manuela D’Onofrio, responsabile investimenti per Unicredit private banking.
“Le reazioni di queste ore davanti alla terribile catastrofe che ha colpito il Giappone sembrano insomma di stampo puramente emotivo, ed è probabile che le Borse troveranno, a medio termine, la forza per risollevarsi – dice D’Onofrio a Tgcom -. E’ triste parlare di finanza davanti a un evento apocalittico come quello che ogni giorno ci raccontano le immagini che vengono da Tokyo, ma è certo che i mercati hanno dimostrato di aver imparato a ‘convivere’ con le tragedie che si stanno susseguendo non solo negli anni, ma nei mesi e nelle settimane”.
“Il terremoto politico nel Nord Africa, il petrolio schizzato ai 100 dollari e oltre al barile, sono stati tutti eventi assorbiti e superati con energia e vigore dai mercati, che hanno accusato il colpo ma si sono sempre rialzati. Le prime stime sui danni in Giappone parlano di circa 175 miliardi di dollari, pari al 3% del Pil nazionale. Una cifra addirittura inferiore a quella del terremoto di Kobe, del 1995. Inevitabilmente il rapporto debito/Pil, già molto alto, esploderà a livelli record. Questa tragedia si innesca tra l’altro su un’economia già in grave difficoltà: il Giappone è uno tra i Paesi che meno sono riusciti a cavalcare la ripresa”.
Questo peserà dunque sui mercati? “Potremmo avere un breve periodo di contrazione, come accade di solito nei momenti di crisi, a cui però potrebbe seguire una ripresa importante. Finora le Borse mondiali avevano retto bene, con perdite molto contenute. Si avvertono solo oggi i primi segnali di caduta: dal 9 marzo Tokyo ha perso il 20%, e inevitabilmente adesso anche gli altri mercati stanno pagando, con perdite significative. Il fatto che la Merkel abbia chiuso due centrali ha messo in crisi aziende che sul nucleare avevano investito molto, come E.On e Rwe. Ma saranno i prossimi giorni, secondo me, il termometro che misurerà la reazione effettiva delle Borse alla catastrofe anche nel medio periodo. Se lo Standard & Poor’s 500, l’indice americano, non scenderà sotto i 1.250 punti da qui a qualche giorno, significherà che la caduta è puramente emotiva e fisiologica (consideriamo che i mercati salgono dal mese di settembre). Se invece si innesca una pesante spirale di ribassi, allora la situazione diventerà più preoccupante”.
Il pericolo è concreto? “A me non sembra. La forte crescita della Germania, e complessivamente dell’Eurozona, è rassicurante. Anche i dati che arrivano sull’economia degli Stati Uniti raccontano un’economia in miglioramento. Noi rimaniamo dunque positivi sul mercato azionario, soprattutto quello americano”.
Resta però l’incognita nucleare: Fukushima. “Questa è la variabile più importante del caso Giappone – riprende Manuela D’Onofrio -. Quella su cui non abbiamo notizie certe. Il nucleare, tra l’altro, è sempre un capitolo su cui la tendenza dei governi è quella di minimizzare. Non essendoci quindi informazioni sicure al riguardo, resta anche per i mercati un grosso punto di domanda. L’evoluzione sul fronte dei reattori della centrale potrebbe modificare profondamente qualsiasi scenario”. Sia in senso positivo, sia negativo.
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