Agenzie di rating: non sempre bisogna credere a quello che dicono
Nella giornata di ieri, Moody’s, agenzia internazionale di rating, ha minacciato il Regno Unito di portare avanti un downgrade del rating del Paese che, attualmente, gode ancora della tripla A. Moody’s ha chiarito che la loro decisione non è dovuta alla crisi dell’euro, quanto piuttosto basata sulle cattive prospettive economiche del Regno Unito: una minore crescita e un maggiore debito, oltre che un deficit più grande del passato.
Per tutti coloro che pensano che la politica fiscale del governo inglese stia danneggiando l’economia, tanto da spingere Moody’s a pensare di declassare il paese, in realtà le cose potrebbero non essere solamente o per forza negative. È però sbagliato ritenere che le azioni di Moody’s siano una sorta di rivendicazione.
Se le incompetenze delle agenzie di rating, nel periodo precedente alla crisi finanziaria, è stata decisamente documentata, altrettanto non si può dire che sia chiaro a tutti di cosa parlano quando trattano gli argomenti del debito sovrano.
Moody’s dice che le sue decisioni di rating sono delle opinioni del rischio legato al credito relativo agli obblighi finanziari, ovvero la possibilità che un obbligo finanziario non sarà onorato come promesso. Standard and Poor usa grosso modo la stessa definizione.
Quando si tratta di dare una valutazione ai titoli di stato nel Regno Unito, quello che le agenzie di rating stanno valutando è semplicemente la probabilità che il governo britannico non paghi alla scadenza i soldi che ha preso in prestito.
Il rischio che ciò accada è veramente minimo, dato che in caso di potenziale inadempimento, le sterline possono essere stampate in maniera veloce da parte della Banca d’Inghilterra. Questo ci porta alla considerazione che il paese non può fallire.
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