L’Est Europa dice addio all’euro
Che l’euro sia o meno destinato al fallimento non lo sappiamo; la cosa certa è che la fuga dalla moneta unica europea è già iniziata. La divisa unica, nata per tenere testa al dollaro e che fino ad un paio di anni fa era il sogno dei Paesi europei tenuti ai margini, pare essersi trasformata oggi in una vera e propria trappola.
Le testimonianze più evidenti, quelle sotto gli occhi di tutti, sono le difficoltà dell’Eurozona e della sua politica, paralizzata dall’immobilismo interessato di Berlino quando si tratta di prendere decisioni che contano.
Risultato? Lo spread dei titoli di Stato dei paesi in crisi galoppa e gli stessi paesi – stiamo parlando dell’Italia – sono costretti a sottomettersi a sacrifici difficili da sostenere e, probabilmente, inutili. Ma del fatto che l’euro sia diventata una tagliola piuttosto che un’opportunità paiono essersene accorti anche quegli stati che, fino a ieri, hanno sempre spinto per entrare nel magico mondo della moneta unica.
La Polonia, per prima, ha effettuato sondaggi dove viene mostrato che 3/4 della popolazione è contraria all’abbandono dello zloty, la moneta di Varsavia. La politica, incarnata dal premier liberale Donald Tusk, europeista convinto, è costretta ad ascoltare il popolo, anche se la Polonia da tempo attua un piano di rigore intransigente per poter entrare nell’euro.
Quindi la Repubblica Ceca, dove 70 cittadini su 100 sono contrari all’addio alla corona. Il premier Petr Necas ha chiarito che l’ingresso in eurolandia non è tra i punti del suo programma (il suo mandato scade nel 2014). E ancora la Bulgaria, che avrebbe tutte le carte in regola per entrare nell’euro già dal prossimo anno; il governo però fa sapere di non essere attratto dalle sirene di Bruxelles. Diversi stati dell’est, che dopo più di 20 anni dalla caduta dell’Urss iniziano a rivedere la luce e ad avere economie floride e dinamiche (non è il caso dell’Unghiera a rischio default), snobbano i cosiddetti ‘grandi’, da cui ora preferiscono prendere le distanze.
Di diverso avviso la Lettonia, che vuole adottare l’euro nel 2014 una volta che riuscirà a rispettare i target di inflazione, e la Lituania, che avrebbe già dovuto adottare la moneta unica nel 2007 ma mancò per un soffio gli obiettivi di inflazione.
Da segnalare, infine, anche lo scetticismo e i mal di pancia dei paesi dell’est che l’euro lo hanno già adottato, ma non ne vedono i benefici: Estonia, Slovacchia e Slovenia osservano con una punta di rammarico la robusta crescita dei cugini polacchi, che senza euro riescono a galoppare.
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