I numeri indici dei prezzi

Come già sappiamo, il potere di acquisto della moneta indica la quantità di beni e servizi che si può acquistare con l’unità monetaria. Esiste pertanto una relazione fra potere di acquisto e prezzi: precisamente il potere idi acquisto (A) è il reciproco del livello medio generale dei prezzi (P). Per cui possiamo scrivere:

A=1/P

È importante vedere come si determina il livello medio generale dei prezzi. Quello che più interessa non è tanto il livello assoluto, quanto le variazioni nel livello dei prezzi. Sono queste infatti che alterano le posizioni di equilibrio precedentemente raggiunte nel sistema economico di un paese.

Strumento fondamentale per l’osservazione statistica delle variazioni dei prezzi è il numero indice: uno strumento la cui costruzione richiede, in pratica, un procedimento tecnico piuttosto laborioso, ma il cui funzionamento è alquanto semplice. In sostanza, il numero indice relativo ad un certo gruppo di prezzi esprime (generalmente mese per mese o anno per anno) il livello medio di tali prezzi, non in assoluto, ma in relazione al livello medio degli stessi prezzi in un determinato periodo di riferimento detto « anno-base ».

Naturalmente nel calcolo si tiene conto della diversa importanza, dal punto di vista economico, dei vari prezzi. In un numero indice che, ad esempio, comprenda fra gli altri i prezzi del grano e delle pesche, si terrà conto del fatto che i valori delle quantità complessivamente prodotte o consumate o scambiate dell’uno e dell’altro prodotto sono ben diverse.

Vediamo come si calcola in concreto un numero indice. Se consideriamo i prezzi di due beni (pane e pesche) in un periodo di vita economica normale, o come si dice in linguaggio scientifico « periodo base », e riscontriamo che il prezzo di un kg. di pane è 600 lire e il prezzo di un kg. di pesche 800 lire, possiamo convenzionalmente fare uguale a 100 detti prezzi del periodo base. Se i prezzi dei due beni considerati passano nell’anno successivo a 750 lire il prezzo del pane a 960 lire quello delle pesche, possiamo ricavare mediante le seguenti proporzioni le variazioni intervenute nel numero indice dell’anno base (100).Per il pane avremo:

600:100=750:x; da cui: x=750*100/600=125

Per le pesche:

800:100=960:x; da cui:x=960*100/800=120

I numeri indice che abbiamo ottenuto, 125 e 120, ci dicono che rispetto al prezzo che i due beni avevano nell’anno base si sono avute, a distanza di un anno, variazioni del 25% e del 20%.

Si potrebbe ritenere che per ottenere la variazione del livello medio generale dei prezzi basti sommare le variazioni percentuali dei prezzi e dividere il totale per il numero dei beni.

Ma, come abbiamo precisato, tale calcolo sarebbe errato perché dato che i beni non sono prodotti e scambiati allo stesso modo, occorre dare un maggiore peso specifico alle variazioni di prezzo dei beni più importanti, di quei beni cioè che interessano un numero rilevante di produttori e di consumatori.

Nell’elaborare i numeri indici del livello generale dei prezzi, occorre fare una media aritmetica ponderata che consideri una medesima lista di merci e determinate modalità con cui i prezzi sono rilevati. Questo allo scopo di poter confrontare indici omogenei, elaborati con gli stessi criteri e riferentisi agli stessi prodotti.

In Italia, come nella maggior parte degli altri paesi, l’Istituto Centrale di statistica (ISTAT) calcola correntemente due principali numeri indici dei prezzi:

– indici dei prezzi all’ingrosso;

– indici dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale.

I primi si riferiscono agli scambi fra imprese e comprendono soltanto prezzi di prodotti (sono esclusi i prezzi dei servizi).

Gli indici dei prezzi al consumo si riferiscono agli scambi fra imprese e famiglie e comprendono prezzi di prodotti e servizi.

Gli indici dei prezzi al consumo che si riferiscono all’intera collettività nazionale permettono di seguire le variazioni dei prezzi dei principali beni e servizi acquistati da tutte le famiglie del paese.
br>Pertanto l’indice generale di questo tipo è calcolato in modo che le variazioni dei prezzi dei singoli beni e servizi abbiano un peso proporzionale alla spesa sostenuta dalle famiglie italiane, nel periodo base, per gli stessi beni e servizi.

In generale si può dire che l’andamento dell’indice dei prezzi al consumo è abbastanza simile a quello dell’indice del costo della vita, o secondo la nuova denominazione « indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati » che si riferisce alla spesa sostenuta da un’ideale famiglia italiana tipica la quale, per numero dei componenti, età e sesso degli stessi, nonché per abitudini di consumo, può considerarsi rappresentativa delle famiglie operaie e impiegatizie cittadine.

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