Classificazione delle imprese

classificazione delle imprese

Le imprese si distinguono in:

– imprese pubbliche;

– imprese private.

Le imprese pubbliche consistono in quegli organismi economici attraverso i quali lo Stato e gli altri Enti pubblici minori esercitano una attività diretta alla produzione e allo scambio di beni e servizi.

Le imprese pubbliche non si propongono fini di lucro, ma di pubblico interesse. Esse possono essere gestite dagli enti pubblici, oppure da privati che ottengono la gestione in concessione dallo Stato (ad es., le società telefoniche). Vi è anche il sistema della regia cointeressata, quando l’ente pubblico fa partecipare i funzionari agli utili dell’impresa per stimolare la loro attività e il loro spirito di intrapresa.

Vi è poi il sistema delle partecipazioni statali, attraverso il quale lo Stato non gestisce direttamente l’impresa ma acquista, nell’ambito di essa, attraverso la titolarità della maggior parte del capitale azionario, una particolare posizione di preminenza. In tal caso, le imprese sono gestite con criteri economici privati, ma per conseguire fini pubblici.

Le imprese private sono organismi economici di cui i privati, sia come singoli (imprese individuali), sia come associazioni (imprese collettive o società), hanno la titolarità.

  • imprese individuali;
  • imprese collettive.

Delle imprese individuali è titolare una persona fisica; sono contraddistinte dalla ditta (ad es., « Mario Rossi, torrefazione caffè »).

Delle imprese collettive, invece, è titolare una associazione di persone; si distinguono, secondo il nostro ordinamento, in società di persone e società di capitali e sono contrassegnate rispettivamente dalla ragione sociale (ad es., « Mario Rossi & Figli, s. n. e.) e dalla denominazione sociale (ad es., FIAT, s. p. a.). Le società a loro volta si dividono in tre gruppi, in virtù dell’attività esercitata:

  • imprese agricole;
  • imprese industriali;
  • imprese commerciali.

Le imprese agricole consistono nell’attività organizzata dei fattori produttivi ai fini della coltivazione del fondo, della silvicoltura, dell’allevamento del bestiame e delle attività connesse. Per il nostro ordinamento si intendono attività connesse quelle che rientrano nell’esercizio normale dell’agricoltura.

Le imprese industriali sono volte alla produzione di beni e di servizi.

Le imprese commerciali provvedono allo scambio dei beni e dei servizi sia all’ingrosso sia al dettaglio.

tipi di imprese

Vi é poi una altra distinzione, quella tra imprese perfette e imprese imperfette.

Ogni impresa è soggetta a rischi, i quali sono di due specie: tecnici ed economici. I primi sono attinenti alle fasi della produzione del prodotto che, dal punto di vista tecnico, potrebbe presentarsi imperfetto e non rispondente all’uso a cui è destinato. I secondi sono attinenti ai gusti dei consumatori, che potrebbero non gradire prodotti anche ineccepibili sul piano tecnico.

Le imprese perfette sono perciò quelle che assumono entrambi i tipi di rischio, perché lavorano senza sapere se i loro prodotti incontreranno i gusti dei consumatori. Esse, anzi, indirizzano i gusti del pubblico con adeguate campagne pubblicitarie, ma non possono prevedere fino a qual punto la domanda si adeguerà alla quantità prodotta.

Le imprese imperfette, che corrispondono alle imprese di tipo artigianale, lavorano su commissione e perciò sono già certe di incontrare i gusti del pubblico: debbono assumere solo i rischi tecnici.

Ulteriore distinzione nella categoria delle imprese, secondo la dimensione, é quella tra grandi imprese e piccole imprese.

E’, una distinzione accolta anche dal nostro Codice Civile e dall’art. 1 della legge fallimentare. Per il Diritto, argomentando dall’art. 2083 C. C., sono piccole imprese quelle dedite alla coltivazione diretta del fondo, quelle a carattere artigianale, le imprese dedite al piccolo commercio e quelle in cui il titolare esercita la sua attività prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti la propria famiglia. Sono grandi imprese, per esclusione, tutte le altre.

Tale distinzione è, grosso modo, valida anche per l’Economia, almeno secondo l’opinione tradizionale. Infatti, si considerano grandi imprese (indipendentemente dal numero del personale occupato e delle macchine) quelle in cui l’imprenditore si riserva funzioni essenzialmente direttive. Si considerano piccole imprese quelle in cui l’imprenditore partecipa alle varie fasi produttive lavorando manualmente con i suoi operai.

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