L’interesse è la quota di reddito spettante al capitalista mobiliare per il capitale investito nella produzione; poiché il processo di capitalizzazione si forma attraverso il risparmio, si preferisce definire l’interesse come il prezzo d’uso del risparmio.
Infatti, in una economia monetaria sarà difficile che il capitalista presti all’imprenditore macchine, impianti e attrezzi; è più facile che il mutuo avvenga mediante capitale monetario. La giustificazione dell’interesse passa attraverso varie tappe: da, « nummus non parit nummum » dei Canonisti si passa alla teoria del Nassau Senior, che lo ritiene un « compenso per l’astinenza dal soddisfacimento dei bisogni presenti »; indi al Marshall, per il quale l’interesse sarebbe un « compenso per l’attesa di riottenere il proprio risparmio ». Il Fisher ritiene che, avendo i beni presenti maggiore importanza di quelli futuri, l’interesse debba servire a colmare il minor valore della controprestazione futura. La teoria più originale è dovuta al Keynes, che considera l’interesse come un « compenso per la rinuncia alla liquidità del risparmio ».
Il saggio di interesse, considerato come il prezzo d’uso del risparmio nell’unità di tempo, risulterebbe dall’incontro della domanda e l’offerta di risparmio; e tuttavia, secondo il Keynes, la formazione del risparmio dipenderebbe solo in minima parte dall’alto saggio di interesse. Il Keynes considera che la parte di reddito ottenuta da ciascun partecipante al processo produttivo è devoluta dal soggetto in due diverse direzioni: una parte è spesa per l’acquisto di beni di consumo, una parte è risparmiata. Esiste un rapporto inverso tra il reddito consumato e quello risparmiato: infatti, se dal reddito totale di un soggetto si sottrae il risparmio, si ottiene la quota destinata al consumo; se si sottrae la quota destinata al consumo, si otterrà il risparmio. In altre parole, tanto più si risparmia, tanto meno si consuma e viceversa.
Si indica col nome di propensione al consumo il rapporto tra il reddito percepito e quello destinato al consumo; col nome di propensione al risparmio il rapporto tra il reddito percepito e quello risparmiato. La propensione al consumo è più alta, in proporzione, tra le classi meno abbienti perché esse debbono spendere quasi tutto il loro reddito per provvedere al proprio sostentamento; la propensione al risparmio, viceversa, è più alta sempre in proporzione tra i percettori di alti redditi, che sono in grado di soddisfare i loro bisogni senza spendere tutto il proprio reddito.
Si risparmia, quindi, perché si possiedono alti redditi, perché si ha un’indole particolarmente risparmiatrice, perché si ha fiducia nella stabilità della moneta, perché si prevedono bisogni futuri, perché il risparmio è imposto dallo Stato: il tutto, indipendentemente dalla misura del saggio di interesse.
L’offerta di risparmio è condizionata, secondo il Keynes, dalla preferenza per la liquidità (vi sono infatti casi in cui il risparmiatore, per evidente sfiducia nella stabilità di valore della moneta o per altre ragioni, preferisce conservare il risparmio presso di sé anziché cederlo a mutuo). La domanda di risparmio è fatta dalle imprese, pubbliche e private, e dipende dalla efficienza marginale del capitale e cioè dal confronto tra il saggio di interesse che esse debbono pagare per disporre di un dato capitale e l’utile che si ripromettono di conseguire con l’impiego dello stesso.
Il saggio di interesse che si forma dall’incontro della domanda e dell’offerta di risparmio è il saggio normale ed è teoricamente eguale per ogni tipo di prestito, indipendentemente dal rischio e dalla durata. Il saggio effettivo, invece, è più alto del saggio normale, poiché tiene conto del rischio sostenuto dal risparmiatore (il quale rischio dipende dall’uso a cui il risparmio viene destinato e dalla durata del prestito). La legge riconosce l’interesse legale del 5% a favore del creditore, se non è pattuita una percentuale diversa; il Codice Penale punisce severamente l’usura. Nei paesi ad economia collettivista (ad esempio, U.R.S.S.) è ammesso un interesse del 3%; i depositi bancari (si tratta, in ogni caso, di piccolo risparmio, essendosi riservata lo Stato la proprietà degli strumenti di produzione) fruttano appunto tale interesse, che però non viene percepito in moneta: esso dà diritto invece a tante quote di partecipazione a grandi lotterie nazionali che mettono in palio soggiorni sul Mar Nero, gite turistiche, ecc.
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