Occorre ora vedere come storicamente si sia passati dalla circolazione del biglietto convertibile in moneta metallica ai sistemi a cambio aureo e quindi al corso forzoso. Bisogna riallacciarsi alla fine della prima guerra mondiale, quando la razionale ripartizione internazionale dell’oro, sino a quel momento resa possibile dall’adozione generale del gold-standard, si trovò profondamente alterata.
Una grande quantità di oro, infatti, affluì negli Stati Uniti d’America, sia perché questi, avendo largamente finanziato nel corso della guerra le potenze della Triplice Intesa, si presentavano come creditori, sia per la tendenza di molti privati detentori di oro a rifugiarlo, per ragioni di sicurezza, in quel paese; tutto ciò mentre i maggiori Stati europei, viceversa, vedevano le loro riserve auree notevolmente ridotte (cosiddetta mal distribuzione dell’oro).
Fu in seguito a queste circostanze che i paesi debitori degli Stati Uniti (praticamente tutti i grandi paesi europei) furono costretti a limitare la circolazione aurea all’interno, pur mantenendo il corso legale, mediante l’istituzione del gold-bullion standard.
Il precario equilibrio monetario del primo dopoguerra, però, giunse ben presto alla crisi, sia negli Stati Uniti, sia nei paesi europei. Nei primi l’afflusso dell’oro portò ad una rapida ed artificiosa ascesa dei prezzi, sincrona con una grave crisi agricola. Le speculazioni errate e le spregiudicate manovre di borsa condussero ad una delle maggiori crisi economiche che la storia ricordi: la crisi di Wall Street del 1929.
Per quanto riguarda l’Europa, nel primo dopoguerra si ebbe in Germania nel 1923, in concomitanza con l’inflazione, il fallimento delle banche con la conseguente mancata restituzione dei depositi; ciò portò ad una crisi monetaria internazionale, dovuta soprattutto al fatto che la Germania aveva saputo attirare, nel momento della difficile ricostruzione economica, i capitali inglesi: di qui, la crisi della sterlina nel 1925.
La sterlina restava, tuttavia, la moneta estera più ricercata per i pagamenti internazionali; molti paesi europei si indussero, pertanto, a passare in prevalenza dal gold bullion standard al gold exchange standard, con cambio prevalentemente in divise rappresentative di sterline. Alcuni paesi, ad esempio l’Italia, adottarono il sistema misto.
Per il susseguirsi delle due crisi della sterlina (1925 e 1931) e del dollaro (1929) il sistema del gold exchange standard venne a poco a poco abbandonato; tra gli anni che vanno dal 1931 alla vigilia della seconda guerra mondiale, quasi tutti i paesi adottarono il corso forzoso. Tale sistema, dapprima introdotto dalla maggior parte dei paesi in occasione della crisi del 1929, avrebbe dovuto essere abolito allorché fossero cessate le ragioni della crisi; ma ciò non fu possibile, oltreché per la recrudescenza dei fenomeni economici patologici, anche per la situazione politica internazionale giunta ad enorme tensione, sino allo sbocco della seconda guerra mondiale.
Alla fine di tale conflitto, i vari paesi si trovarono a dover contenere l’espansione dei prezzi provocata dalla guerra; ma ovviamente non tutte le situazioni erano identiche. In quei paesi che, come il nostro, avevano subito l’occupazione, si navigava in piena inflazione. In paesi come il Belgio e URSS si riuscì, con appropriate manovre, a contenere il fenomeno.
Negli USA la cosa fu resa facile dalla grande espansione produttiva raggiunta da quel paese. L’Inghilterra si riprese in virtù del senso di responsabilità e di civismo del suo popolo, che accettò il razionamento ed i controlli del tempo di guerra per molto tempo ancora.
Vedremo più avanti gli accordi internazionali per il risanamento monetario post-bellico. Nel presente capitolo, per terminare il discorso sui sistemi monetari, si dirà che, anche quando la situazione ritornò pressoché normale, i paesi non ritornarono al gold standard.
Soltanto una moneta, il dollaro, era direttamente convertibile in oro, in virtù dell’impegno del Federal Reserve Board di pagare invariabilmente l’oro al prezzo di 35 dollari l’oncia. Più tardi, e cioè nel 1958, le Banche centrali di alcuni paesi europei, tra i quali il nostro, ebbero riserve sufficienti affinché fosse ricostituita una certa convertibilità, limitata però alle divise estere e solo per gli operatori stranieri (i cosiddetti non residenti); all’interno di ciascun paese, però, la moneta restava inconvertibile. Anche la Germania, che adottò criteri più larghi di convertibilità, non fece tuttavia ritorno al Gold Standard puro.
Il 15 agosto 1971 anche il dollaro, per ragioni che meglio esamineremo in seguito, ha sospeso la convertibilità in oro: il Gold Standard poteva dirsi perciò tramontato.
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