Ben diverse da quelle attuali erano le condizioni del lavoro nel secolo scorso: orari massacranti ( dalle 16 alle 18 ore giornaliere), assenza di ogni previdenza e di ogni prevenzione degli infortuni, impiego delle mezze forze ( donne e ragazzi) anche nei lavori più pesanti e pericolosi, disoccupazione come conseguenza della rivoluzione industriale, rendevano talmente misera la situazione del proletariato, che tutte le teorie sul salario di quell’epoca hanno un fondo di pessimismo sulle possibilità di miglioramento dello stato delle classi lavoratrici.
Tra le più note, ricordiamo la legge bronzea o ferrea dei salari del Lassalle, ripresa poi da Marx e da Engels. Secondo tale teoria, il salario non supererebbe la stretta misura necessaria all’esistenza del lavoratore ed al mantenimento di un solo figlio. Se il salario fosse più alto, il lavoratore sarebbe indotto a procreare; ma l’aumento demografico, costituendo maggiore offerta di lavoro, risospingerebbe in basso il salario.
Il Ricardo, a sua volta, elaborò la dottrina del salario naturale: il salario, secondo questa teoria, deve essere appena indispensabile al mantenimento degli operai necessari alla produzione: « degli altri dice il Ricardo non è necessaria l’esistenza ».
La legge del fondo-salari, attribuita allo Stuart Mill, fu invece elaborata dallo stesso sulla base di opinioni di altri economisti. Secondo tale teoria, il salario costituirebbe un fondo fisso, precostituito all’inizio di ogni produzione. La massa operaia può perciò sperare in maggiori salari soltanto contenendo lo sviluppo demografico.
Attualmente, le teorie sul salario si rifanno alla legge della produttività, secondo la quale, quando l’imprenditore registra un incremento produttivo, aumenta l’acquisto di merce lavoro e quindi aumenta il salario.
Nessuno può negare quale parte abbia avuto il progresso della tecnica nella elevazione dei salari (anche se l’automazione provoca la disoccupazione « tecnologica ») ; tuttavia, non bisogna dimenticare l’opera dei sindacati operai ed il sacrificio di coloro che animarono ai primordi il movimento operaio.
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