Il potere di acquisto (o valore estrinseco o valore commerciale) della moneta è maggiormente soggetto a variazioni rispetto ad ogni altra specie di valore.
Essendo notevoli i danni economici e sociali connessi a tali variazioni, la politica economica degli Stati tende ad evitare o, quanto meno, ad attenuare le dannose ripercussioni.
E’ possibile conoscere con sufficiente approssimazione l’entità di tali variazioni, esaminando il rapporto intercorrente tra moneta e prezzi.
Esiste, infatti, tra valore della moneta e livello generale dei prezzi, un rapporto di reciprocità, nel senso che, quando i prezzi aumentano, il valore della moneta diminuisce, e viceversa.Tale relazione, se espressa con simboli, può enunciarsi così:
v= 1/P,
dove v = potere di acquisto della moneta e p = livello generale dei prezzi.
Ma come sarà possibile conoscere il livello generale dei prezzi? Attraverso l‘indagine statistica che, per quanto riguarda il nostro paese, è condotta dall’ISTAT ( Istituto Centrale di Statistica).
Data la stretta relazione intercorrente tra moneta e prezzi, quando si vogliono misurare le variazioni del valore della moneta, si ricorre alla misurazione delle variazioni dei prezzi.
Tali variazioni si possono considerare in due modi: o tenendo coatto della quantità di beni che si può acquistare con la stessa quantità di moneta in due momenti diversi; o misurando le variazioni del prezzo di uno stesso bene nei diversi momenti considerati.
È preferito questo secondo metodo: per misurare le variazioni del prezzo dei beni si usano i cosiddetti numeri indici.
Si tratta di uno strumento statistico che funziona nel modo seguente: si scelgono alcuni beni, naturalmente quelli di più largo consumo; se ne fissa la quantità ed il prezzo relativo; si sommano i vari prezzi ed il totale si ragguaglia a 100 (che è un numero fisso, scelto come indice-base).
Ogni successiva variazione di prezzo dei beni considerati si rapporta a 100, mediante una proporzione; si sommano gli indici tra di loro ed il totale si confronta con l’indice-base. Da tale confronto risulterà l’aumento o la diminuzione dei prezzi e, di conseguenza, la diminuzione o l’aumento del potere di acquisto della moneta.
Tale metodo di misurazione è però sempre approssimativo, perché considera una serie limitata di beni, anche se si tratta dei più indicativi: non è perciò possibile avere una conoscenza esatta delle variazioni dei prezzi e, quindi, delle variazioni del valore della moneta.
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