L’ordinamento monetario italiano fu istituito con la legge 24 agosto 1862 n. 786, e cioè nei mesi che seguirono la proclamazione del Regno d’Italia.
La moneta nazionale era la Lira, corrispondente a gr. 0,2903254 di oro fino. Ben presto, essa divenne una delle monete più quotate e almeno fino alla guerra di Libia poiché la lira italiana faceva aggio sull’oro nei pagamenti internazionali. Con la prima guerra mondiale, fu necessario ricorrere al corso forzoso, abolito poi con decreto 21 dicembre 1927 n. 2325, col quale decreto fu anche instaurato, come abbiamo detto, un sistema a cambio aureo misto, che sembrava preferibile ad un ritorno al gold standard puro.
Il crollo della sterlina prima e del dollaro poi, e successivamente ancora della sterlina, non furono senza effetti come già è stato accennato è sulla stabilità della moneta italiana, che incominciò a perdere quota, come del resto quasi tutte le monete europee: nel 1936 si dovette procedere ad una diminuzione del fino contenuto nella lira.
La seconda guerra mondiale diede luogo a una violenta inflazione, che si attenuò solo dopo il 1947, anche in virtù dei provvedimenti di disciplina creditizia che in quel momento furono presi. In seguito, è meglio di ciò parleremo nella parte dedicata ai cambi esteri, è la lira italiana venne resa convertibile solo per i non residenti, restando inconvertibile all’interno del paese. In questa sede, noteremo che la posizione della lira dopo gli anni 1963/64 si era andata progressivamente rafforzando: la nostra moneta poteva considerarsi solida, tanto da vincere il premio a Oscar delle moneta. Ma la crisi del dollaro, la crisi energetica, nonché gli squilibri economici interni, hanno fatto sì che, dal 1971, la situazione si deteriorasse, con punte inflazionistiche assai elevate.
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