Conti bancari all’estero: convengono davvero?
Nonostante il periodo non sia proprio l’ideale per acquistare casa all’estero, c’è chi potrebbe aver bisogno di aprire un conto corrente bancario in un Paese diverso da quello italiano. Cosa è necessario sapere? Come sono i costi? Ci sono dei vantaggi effettivi legati a questo tipo di operazione? Andiamo a scoprirlo nell’articolo di oggi.
La normativa nazionale e dell’Unione Europea, ovviamente, non vieta a nessuno di aprire un conto corrente bancario in un Paese estero, qualora sia desiderato dal soggetto. In questo caso, però, si è soggetti all’obbligo di comunicare all’amministrazione finanziaria del Paese l’ammontare ed i movimenti effettuati all’estero compilando il quadro RW della propria dichiarazione dei redditi.
Riguardo a quest’ultimo punto, in sede di dichiarazione, dovrà farsi carico anche di auto-liquidare le imposte in sede di Modello Unico. Contrariamente a quanto si possa immaginare, gli investimenti all’estero non comportano oneri maggiori rispetto a quelli casalinghi, ma sostanzialmente si applicano uguali aliquote.
Dal punto di vista finanziario, invece, l’unica differenza la si nota dal fatto che, essendo assente l’intermediario nazionale, gli adempimenti relativi alle imposte sui redditi ricadono sul soggetto che decide di aprire il conto.
Con riferimento all’imposta di bollo, e qui chiudiamo, bisogna ricordarsi che dal 2012 nel nostro Paese essa vale anche su conti depositi e simili, pertanto è necessario, in sede di dichiarazione, auto-liquidare la IVAFE, ossia l’Imposta sul Valore delle Attività Finanziarie detenute all’Estero.
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