Guida ai titoli subordinati
Sappiamo bene che investendo nelle obbligazioni, l’unico rischio che non si potrà mai eliminare è il cosiddetto “Rischio emittente”; un risparmiatore potrà essere sempre prudente, ma il rischio che la controparte a cui ha prestato i soldi non sia più in grado di restituirglieli è concreto e non eliminabile.
Il caso della SNS Bank, di stretta attualità da diversi giorni, porta alla ribalta come talvolta questo rischio possa manifestarsi in modo improvviso e violento. Con appena un comunicato del ministro delle finanze olandese, a mercati chiusi, i titoli subordinati del quarto gruppo bancario dei Paesi Bassi sono diventati carta straccia: “Coloro che possiedono obbligazioni subordinate SNS Bank subiranno un esproprio”.
Andiamo però con ordine, per capire prima di tutto cosa è successo e comprendere quindi come gli investitori possano attenuare gli effetti di questi avvenimenti.
SNS Bank, acronimo che sta ad indicare Samenwerkende Nederlandse Spaarbanken, rappresenta il quarto gruppo bancario attivo nel Paese Orange ed opera sia in ambito bancario che in ambito assicurativo, detenendo 132 miliardi di euro di assets; dietro ad un bilancio solido, che vede un Core Tier 1 al 9,6% in regola con le disposizioni di Basilea ed un rating di investiment-grade per Fitch e S&P, l’istituto era gravato da sofferenze su posizioni immobiliari in Spagna e nella stessa Olanda.
Nelle ultime settimane, i tentativi messi in atto in extremis dal management per risanare i conti sono falliti miseramente; il governo olandese, pertanto, lo scorso 1 febbraio si è visto “costretto a nazionalizzare la banca per evitarne la bancarotta e salvaguardare la stabilità finanziaria del paese”.
La decisione del ministro delle finanze olandesi, da un punto di vista pratico, ha implicato il costo iniziale di salvataggio per i contribuenti olandesi pari a 3,7 miliardi di euro e l’esproprio di tutto il capitale azionario e, come detto all’inizio, il mancato rimborso delle obbligazioni subordinate. Lo Stato ha dunque garantito solamente i depositanti e gli obbligazionisti “senior”.
La reazione dei mercati di fronte al comunicato del governo non si è fatta attendere: il prezzo dei titoli senior è immediatamente aumentato per via della maggiore sicurezza percepita di fronte alle garanzie di uno dei pochi governi a fregiarsi ancora della AAA; al contrario, i titoli subordinati hanno semplicemente smesso di essere scambiati. Al momento sono disponibili ancora alcuni prezzi teorici, ma ciò non toglie che gli obbligazionisti subordinati non saranno rimborsati, se non a seguito di lunghi contenziosi internazionali.
Ora, al di là dello sviluppo delle questioni legali, questa storia rende più che mai evidente l’importanza del principio della diversificazione nella gestione dei propri risparmi. Evitare di concentrare i propri risparmi su un singolo emittente, un singolo settore o un singolo paese è infatti l’unico modo per ridurre fortemente un rischio per sua natura non eliminabile.
Inoltre, questa storia ci ricorda quanto possa essere pericoloso sottovalutare il grado di subordinazione di un titolo. A parità di emittente, il maggiore rendimento offerto dai bond subordinati è infatti dovuto semplicemente al fatto che, come insegna il caso SNS Bank, il rischio di questi titoli è davvero maggiore.
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