TFR: gli italiani lo preferiscono investire in modo sicuro
Non è sicuramente un’ottima annata quella dei fondi pensione chiusi che dall’entrata in vigore della riforma previdenziale hanno fatto registrare un deciso calo di rendimenti.
Infatti il primo semestre del 2008 è stato archiviato con una certa difficoltà dovuta in parte alla crisi finanziaria che sta penalizzando da ormai oltre 12 mesi i mercati mondiali.
Secondo le ultime rilevazioni nel corso del primo semestre 2008 i fondi pensione di categoria avrebbero perso mediamente il 2,6% spingendo numerosi sottoscrittori e investitori verso linee garantite.
Quel che maggiormente emerge dai dati trimestrali pubblicati dal Mefop (Osservatorio sullo Sviluppo del Mercato dei fondi Pensione) è infatti il desiderio di maggiore sicurezza di un rendimento, seppur minimo, come quello offerto dal Tfr.
Se negli ultimi tre mesi, calcolati al 30 giugno, gli aderenti ai fondi chiusi sono aumentati di circa il 16%, è vero che circa il 90% delle nuove sottoscrizioni è andato a finanziare le casse delle linee garantite, che assicurano cioè il capitale versato o una rivalutazione analoga a quello del Tfr.
Il successo di queste linee può essere in parte spiegato dal fatto che accolgono per legge anche i cosiddetti “conferimenti taciti”, provenienti, cioè, dai lavoratori che non esprimono una volontà di dove destinare il proprio Tfr.
Le adesioni tacite ai fondi di categoria, infatti, nel trimestre marzo-giugno, sono state oltre 91mila, e 9.500 sono stati i nuovi iscritti a FondInps, il fondo pensione presso l’Inps che accoglie le iscrizioni provenienti da lavoratori taciti appartenenti a società con più di 50 dipendenti. Ma è anche significativa la percentuale di coloro che sono usciti dalle linee conservative, per legare i propri contributi previdenziali al tasso di rivalutazione offerto dal Tfr.
Un “successo” con esiti differenti a seconda della tipologia di forma previdenziale: secondo un’indagine pubblicata sull’ultima Newsletter di Mefop, il 54% degli aderenti ai piani individuali pensionistici ha preferito una linea garantita (gestioni separate di ramo I), mentre il restante 46% ha preferito polizze unit linked, agganciate in varie modalità ai mercati finanziari.
Inferiore la “voglia di garanzia” degli iscritti ai fondi pensione aperti, attestata al 20% e ai fondi pensione di categoria, col 14,5% degli aderenti. In tutto circa 750mila lavoratori sui poco più di 3,5 milioni di lavoratori dipendenti che hanno deciso di destinare il proprio Tfr alla previdenza complementare; in ogni caso molto più dei veri e propri silenti, che al termine del semestre risultano poco più di 60mila.
Categoria di investitori prudenti gli italiani hanno storicamente una scarsa propensione al rischio. Non sorprende, quindi, che soprattutto in materia previdenziale, la loro necessità di sicurezza emerga con più determinazione, senza una necessaria correlazione con la crisi dei mercati.
“L’alta percentuale di adesioni al comparto garantito – concorda Salvatore Casabona, direttore di Artifond (artigiani) – non sono effetto della crisi di Borsa dell’ultimo anno: la maggior parte di loro hanno un’età più avanzata, mentre i più giovani si iscrivono alla linea bilanciata”.
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