Bitcoin: cosa sono e come funzionano
Il fenomeno Bitcoin ormai non ha più confini, e soprattutto sta iniziando ad entrare nelle vite di tutti, anche di coloro che non sono tanto avvezzi alle novità e alla tecnologia.
Iniziamo col dire che quando si parla di Bitcoin, ci si sta riferendo ad una moneta virtuale, quindi non fisica come quelle a cui siamo abituati da sempre, con la quale è possibile poter comperare oggetti reali o servizi.
La cosa più interessante, oltre ciò che abbiamo già detto è che questa moneta non è soggetta al controllo di nessuna banca, come invece avviene per quelle classiche.
Un po’ di storia dei bitcoin
Quella che era nata un po’ come una scommessa, nel lontano 2009, sembra stia prendendo piede sempre più, e lo testimoniano anche i primi bancomat bitcoin apparsi per la prima volta in Canada a Vancouver.
La valuta elettronica è nata grazie all’intuizione di un certo Satoshi Nakamoto, anche se sembra che dietro questo nome di pura invenzione ci sia un gruppo di persone. La creazione di questa moneta e il conseguente scambio viene effettuata servendosi di un protocollo “peer-to-peer”.
Il valore di questa moneta è decisamente fluttuante. Basti pensare che dal maggio 2012 ad oggi ha avuto in incremento pazzesco. Infatti, all’epoca il suo valore era pari a 2 dollari, mentre ad oggi è arrivata a toccare ben 521,15 euro.
Per capire l’importanza che ormai vanta questa moneta, possiamo dire che un colosso come Microsoft ha aggiunto il bitcoin al servizio di conversione valuta del portale Bing. Dunque, il bitcoin è presente con oltre cinquanta valute mondiali, e di fatto assume la dimensione di valuta a tutti gli effetti.
Con i bitcoin si possono acquistare bene e servizi
Come detto in precedenza, con i bitcoin è possibile acquistare beni di qualsiasi genere, ovviamente all’interno delle attività commerciali che accettano questa moneta, ma è possibile anche venderla per poter avere in cambio denaro reale, come per esempio dollari, euro, o altro.
E’ importante sottolineare che sono sempre di più i negozi che accettano questa moneta, così come i portali che oggi consentono di poter acquistare servizi e altro, pagando con i bitcoin.
Il 2140, il termine ultimo per coniare bitcoin
Non si potranno, però, coniare bitcoin all’infinito, anzi vi è una soglia limite già definita, che prevede 21 milioni di unità prodotte. Oltre quella soglia non si potrà andare, e come si può leggere anche su Wikipedia, il tutto crescerà seguendo una serie geometrica, ogni 4 anni.
L’anno 2013 si è arrivati alla metà della soglia massima, mentre il 2017 segnerà i tre quarti, per poi terminare l’opera nel 2140. In ogni bitcoin vi è scritto il nome del possessore, e questo per evitare qualsiasi tipo di truffa, così il possessore potrà spenderlo una sola volta. Il database dei possessori di bitcoin è diviso tra tutti coloro che fanno parte della rete P2P.
Nessuna regolamentazione dal punto di vista legale
A livello legale non esiste per ora nessuna legge che disciplini questa moneta, o ancor peggio la vieti.
Anche se, per quel che concerne l’Italia, vi è stata una proposta di un deputato di Sel, l’onorevole Boccadutri, che però non ha sorto l’effetto sperato. Diciamo che la mancanza di una sede fisica, e quindi di localizzazione, visto che si utilizza una rete P2P come circuito, fa sì che la regolamentazione e lo stesso controllo diventino praticamente impossibili. Abbiamo detto precedentemente che ogni bitcoin presenta il nome del proprietario.
Questa cosa elimina di fatto l’idea che l’uso di questa moneta possa garantire l’anonimato assoluto. Diciamo che tutto questo è parzialmente vero. Infatti, ogni transazione operata con i bitcoin address, come si evince dal sito ufficiale, rimane pubblica e conservata all’interno del network stesso.
Dunque, chiunque può andare a vedere qualsiasi transazione, ma il nome del titolare della stessa non si può dedurre, fino a quando non è lui stesso a rivelarlo durante la transazione. Alla luce di tutto questo, chi ha ideato la moneta, consiglia sempre di creare un bitcoin address ex novo, ogni volta che si riceve del denaro, in special modo quando sono transazioni eseguite tramite un sito internet, che quindi risulta pubblico.
Cosa intendiamo per wallet
Cerchiamo ora di capire cosa intendiamo per bitcoin address. Andiamo per gradi e cerchiamo di capire bene di cosa stiamo parlando. La prima cosa da fare, quando vogliamo creare e quindi spendere i bitcoin è quella di procurarsi un wallet.
Per fare questo bisogna scaricare il client relativo al wallet, ovvero il portafogli virtuale, dove andremo a conservare il denaro che verrà creato o che sarà dato. Questo portafogli sarà gestibile non solo attraverso il computer, ma anche servendosi di uno smartphone, così da poter rendere i pagamenti facili anche in mobilità, ovvero all’interno delle attività commerciali tradizionali.
Cosa sono i bitcoin address
Quando si aprirà il proprio portafogli elettronica, sull’interfaccia iniziale apparirà un codice alfanumerico che rappresenta appunto il bitcoin address. Questo indirizzo presenta 34 caratteri alfanumerici, ed è di vitale importanza conservare questo codice perché nel caso lo si perde, automaticamente si perdono anche tutti i bitcoin contenuti, che saranno cancellati dalla rete.
E’ chiaro precisare che il wallet, ovvero il portafogli elettronico, e il bitcoin address, cioè l’indirizzo, sono due cose differenti tra loro. Il wallet, infatti, può essere associato a quanti bitcoin address si vuole, così da far confluire tutti i soldi al suo interno; mentre il bitcoin address è un codice univoco, anche se si ha la possibilità di generarne quanti uno ne vuole, in base ovviamente ad alcune regole particolari.
Come si generano i bitcoin
Il Mining è l’attività che consente di poter trovare bitcoin. Il primo passo da fare, quando si decide di fare mining è quello di unirsi ad un pool. Il pool rappresenta una sorta di consorzio dove ogni componente, offre una parte del proprio computer per effettuare dei calcoli, che sono molto complessi.
Nello specifico questi calcoli riguardano la risoluzione delle crittografie, e i gruppi a disposizione in rete sono veramente tanti. Fatto questo primo passaggio, si potrà quindi scaricare un programma in Java sul proprio pc, e quando si lancerà questo programma, alcune risorse di calcolo del proprio computer saranno date al gruppo.
Ovviamente, per la regola che l’unione fa la forza, le crittografie di cui parlavamo in precedenza, potranno essere risolte in maniera più facile e veloce, rispetto ad un solo pc che lavora.
Ogni volta che un pool riesce a risolvere la crittografia, il sistema conferisce uno o più pacchetti del valore di 50 bitcoin, con una ripartizione di tutte le monete virtuali tra i vari membri del pool, a seconda del contributo dato.
Oltre a questo metodo si può venire in possesso di bitcoin, anche acquistandoli con moneta reale sui diversi siti di scambio, come per esempio Mt.Gox, che è forse il maggiore portale in assoluto, visto che da solo gestisce il 70% delle transazioni.
Ovviamente, si può venire in possesso di bitcoin anche ricevendo pagamenti diretti per la vendita di prodotti o di servizi.
E’ importante sapere che ogni transazione che viene fatta con bitcoin, non può essere invertita, ma la massimo rimborsata dalla persona che ha ricevuto il pagamento.
Un sogno di libertà o solo una mera utopia?
C’è chi vede nei bitcoin un sogno di libertà, soprattutto quella di poter gestire il proprio denaro, senza dipendere dalle banche e dai Governi, che poi sono i veri proprietari dei contanti reali.
C’è, ovviamente, anche la schiera di coloro che non vedono di buon occhio i bitcoin, o perché si pensa che possano finanziare traffici illeciti, quindi droga, ormai, o ancora riciclare denaro sporco; ma anche perché vedono lontana la possibilità di negoziare con una moneta virtuale.
Tenendo presente, come detto ampiamente in precedenza, che ormai moltissime attività usano questa moneta, possiamo portare l’esempio lampante di Marc Andreessen, cofondatore di Netscape e Mosaic, oltre che grandissimo conoscitore della rete e del mondo della finanza.
Andreessen ha pronosticato che il 2014 sarà l’anno dei bitcoin, e che questa moneta rappresenta il terzo step della rivoluzione, iniziata nel 1975 con l’avvento del personal computer, e continuata poi nel 1993 con la rete internet.
Tutti e tre questi avvenimenti hanno un minimo comune denominatore che si può scindere in tre principali fattori: la libertà, che abbiamo già citato in precedenza, vista in questa moneta dagli idealisti, il potenziale individuato dai nerd, entusiasti di questa cosa, che lavorano alacremente da tempo, e le aziende che ormai si avvicinano sempre di più a questa forma di pagamento per la vendita dei loro prodotti.
E poi, se uno come Marc Andreessen ha deciso di investire ben 50 milioni di dollari in nuove startup legate a questa nuova valuta virtuale, qualcosa di buono deve esserci sicuramente.
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