Bail in Banche: cos’è e come funziona

Pubblicato da: Redazione E-investimenti.com - il: 23-03-2016 11:14

La direttiva europea BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive) ha introdotto alcune regole particolarmente discusse, recepite dai legislatori nazionali al fine di rendere più omogeneo e armonizzato il sistema con il quale possono affrontare le crisi bancarie.

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Quando si attiva il bail in

Il bail in, il nuovo meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie, viene attivato quando un istituto di credito manifesta una condizione di dissesto finanziario, e l’impossibilità di risolvere le proprie criticità attraverso altri strumenti (il più tipico è il rafforzamento patrimoniale attraverso una ricapitalizzazione, ma si può ben assumere in considerazione l’ipotesi di ottenere liquidità mediante vendita di una parte dell’attivo, o la gestione mediante bridge bank o bad bank – rispettivamente, per preparare l’istituto a una potenziale cessione, o trasferire le attività deteriorate a una nuova società che ne gestisca la liquidazione).

In tali termini esemplificativi, pertanto, il bail in rappresenta una soluzione “estrema”, finalizzata a consentire il ripristino di condizioni di solvibilità dell’istituto di credito, a “sacrificio” di alcuni interessi interni (e non più, come avveniva in passato, mediante il ricorso al supporto statale).

Chi non rischia con il bail in

Con il bail in si punta a svalutare i crediti e procedere alla loro conversione in azioni, finalizzata ad assorbire le perdite e rafforzare il patrimonio della banca.

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Il salvataggio interno può finire con il riguardare tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nella vita dell’istituto, con le sole eccezioni dei correntisti che depositano nel proprio rapporto bancario fino a 100mila euro (ovvero, il limite di tutela del sistema di garanzia dei depositi), i titolari di passività garantite (come covered bonds e altri strumenti garantiti), e ancora le passività che derivano dalla detenzione di beni della clientela (l’esempio più tradizionale è il contenuto delle cassette di sicurezza) o in virtù di una relazione fiduciaria (come i titoli detenuti in un conto apposito). Ulteriormente, sono esclusi dal bail in le passività interbancarie (ad esclusione dei rapporti infragruppo) con durata originaria inferiore a 7 giorni, quelle che derivano dalla partecipazione ai sistemi di pagamento con una durata residua inferiore a 7 giorni e infine i debiti verso dipendenti, debiti commerciali e quelli fiscali (se privilegiati dalla normativa fallimentare).

Chi rischia con il bail in

Il meccanismo del salvataggio interno degli istituti di credito prevede il rispetto di una rigida gerarchia.

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Esemplificando, significa che solamente nell’ipotesi in cui non si sia ottenuta la dovuta soddisfazione con la prima categoria (azionisti e titolari di strumenti di capitale), si procederà alla seconda (chi ha in possesso dei titoli subordinati), quindi alla terza (titolari di obbligazioni e altre passività ammissibili) e così via fino all’ultimo tentativo, rappresentato dai titolari di depositi di importo maggiore alla soglia dei 100 mila euro (persone fisiche e piccole e medie imprese).

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