L'inflazione percepita è al 24%
Per gli italiani negli ultimi quattro anni i prezzi sono raddoppiati infatti dal 2003 ad oggi si è percepita una crescita dell’inflazione del 24,6% l’anno. A raccogliere tutte le indicazioni dei consumatori è stato l’Istituto di studi e analisi economica che per la prima volta ha realizzato un’indagine sulle percezioni e le attese dell’inflazione.
Dalla ricerca emerge che secondo i consumatori tra febbraio 2003 e giugno 2007 l’inflazione percepita è stata del 24,6% e le attese di inflazione si sono attestate al 6,2%. Secondo lo studio tali dati sono dovuti a una sorta di “disillusione monetaria” che ha portato i consumatori a legare una crescita del potere d’acquisto insoddisfacente all’impressione di un abnorme crescita dei prezzi.
Secondo questa indagine della Isae la percezione di un aumento dei prezzi superiore a quella reale è spalmata in maniera pressoché costante su tutte le categorie di reddito, lavorative, di età e di zone di residenza. A risentire delle percentuali più alte sono indubbiamente i disoccupati, chi ha un reddito basso, gli abitanti del Sud e le donne.
L’impressione di una crescita del 24,6% annuo rilevata dall’Isae è però molto distante dall’aumento reale dell’inflazione nel periodo 2003-2007 che, secondo l’Istat si attesta al 10%.
Negli ultimi anni i consumi sono comunque cresciuti, anche se in maniera modesta, cosa che non sarebbe potuta accadere se i valori percepiti fossero stati reali. Gli italiani hanno avvertito un aumento molto consistente dall’ingresso dell’euro, tendenza che solo nel 2007 è tornata a livelli simili a quelli precedenti la moneta unica.
Il 50% degli intervistati ha espresso la propria valutazione sull’inflazione in base ai prezzi dei prodotti acquistati più di frequente (alimentari, bollette), il 24% ha ampliato il paniere agli acquisti stagionali (abbigliamento, vacanze) mentre solo il 23% ha considerato – correttamente – anche a le spese occasionali (automobili, grandi elettrodomestici). Il dato è in linea con quel 66,9% di persone che non è in grado di riferire il valore dell’inflazione nell’ultimo mese. Una differenza, precisa infine l’indagine, si trova tra i fiduciosi»,coloro che hanno più fiducia
nella condizione economica attuale e hanno espresso le valutazioni più vicine alla realtà, e gli «sfiduciati» che invece vivono una situazione economica più disagiata e avvertono rincari maggiori rispetto al vero.
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