BANCHE, IMPRENDITORI ROVINATI DAGLI SWAP UNITEVI!
Ancora una volta gli istituti di credito hanno truffato consapevolmente migliaia di piccole e medie imprese, obbligate a sottoscrivere contratti swap per ripararsi dalle oscillazioni dei tassi. Lo Swap è una sorta di assicurazione che l’imprenditore contrae con la banca per ammortizzare le oscillazioni di tasso di un prestito, solitamente di almeno un milione di euro. Se il tasso supera un determinato valore, “l’assicurazione” copre il maggior costo. Se scende sotto un certo limite, è la banca che lucra il profitto. In molti casi gli swap contratti dopo il 2000 si sono rivelati un boomerang. E non solo perché l’andamento dei tassi, fino a poco tempo fa al ribasso, ha favorito le banche invece degli imprenditori. Ma anche perché i meccanismi di ingegneria finanziaria degli swap, costruiti su algoritmi la cui comprensione risulta difficile persino a fior di consulenti, ha comunque reso sconveniente lo swap. Dice un imprenditore a Repubblica: “Nonostante il rialzo dei tassi degli ultimi tempi ho calcolato che alla fine, il prossimo anno, soltanto lo swap mi sarà costato 500.000 euro su un prestito di 4 miliardi di vecchie lire contratto nel 1999, con un debito che in certi momenti ha raggiunto gli 8 milioni di euro su cui ho pagato interessi” spiega un imprenditore fiorentino in procinto di fare causa alla banca. “Grave è che in questi anni la banca mi abbia proposto di apportare correzioni allo swap, rinviando la riscossione, nei momenti in cui ero maggiormente esposto, mostrando così la stessa logica di chi pratica usura. Grave è che l’Italia non recepisca quella normativa restrittiva sugli swap varata dall’Unione europea”. “Agli imprenditori – spiega l’avvocato Giulio Caselli di Adusbef – le banche fanno dichiarare, firmando un modulo, di avere una “specifica competenza ed esperienza in materia di operazioni in strumenti finanziari”, ma secondo la magistratura questa precauzione è insufficiente se le banche non provano di aver correttamente informato gli imprenditori sulle caratteristiche di prodotti davvero complessi come gli swap”. Si stima che Unicredit abbia offerto swap a 31.000 imprenditori per un controvalore di 7 miliardi di euro,ma nel momento in cui doveva scattare la copertura del rischio,la banca non pagava accampando clausole contrattuali capestro. E’ come se ad un assicurato RC Auto la compagnia non risarcisce l’eventuale incidente. Adusbef ha già in corso decine di cause contro le banche che andranno a sentenza nel corso del 2007, ma poiché il fenomeno è più grave di quanto ipotizzato, invita tutti i truffati dagli swap ad una manifestazione di interesse,all’unità per iniziare una poderosa azione contro gli istituti di credito che ancora una volta hanno raggirato i propri utenti,con consapevolezza e premeditazione.
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