Aumentano rischi nel mercato economico per crisi mutui subprime
Le prolungate turbolenze dei mercati scatenate dalla crisi dei mutui subprime americani hanno “significativamente” aumentato i rischi che gravano sull’economia globale, e per il settore della Finanza le ripercussioni saranno serie e di lunga portata. «Le potenziali conseguenze di questo episodio non vanno sottovalutate, e il processo di aggiustamento potrebbe prortarsi», avverte il Fondo monetario internazionale. E’ ancora troppo presto per dare giudizi definitivi sulle conseguenze di questa fase di turbolenze – nello studio l’Fmi tende ad evitare di far ricorso al termine “crisi” – ma è già chiaro ci sono diverse aree della finanza e del mercato che richiedono interventi: come la trasparenza, la qualità e la quantità di informazioni da fornire sui rischi, e il funzionamento delle agenzie di rating. I policy maker vengono però invitati a muoversi con cautela: nuove eventuali misure andranno vagliate tenendo conto del bilancio costi-benefici, e di tutte le loro possibili conseguenze per il mercato. Guardando innanzitutto alla situazione attuale «le condizioni del mercato del credito potrebbero non normalizzarsi rapidamente», avverte l’Fmi. L’economia globale è entrata in questa fase di turbolenze disponendo di «un solido tasso di crescita». E «la crescita globale permane solida, anche se ci si attende un certo rallentamento. I rischi al ribasso sono aumentati significativamente e, anche se non dovessero materializzarsi, le implicazioni di questo periodo di turbolenza saranno significative e di lunga portata».
Secondo l’Fmi è già abbastanza evidente che diverse aree della finanza globale richiederanno interventi. L’istituzione ne cita cinque.
1) La prima è legata alla situazione di incertezza e mancanza di informazione sui rischi. «Informazioni precise, tempestive e accurate sui rischi sottostanti sono componenti essenziali per consentire al mercato di differenziare adeguatamente l’apprezzamento dei rischi». L’intervento sulla maggiore informazione deve passare sia per la quantità sia per la qualità delle comunicazioni. Ma bisogna studiare con attenzione quali nuove misure di disclosure adottare, vista la gigantesca mole di dati potenzialmente coinvolti e il costo della loro elaborazione-pubblicazione.
2) Secondo, se da un lato l’innovazione e l’evoluzione degli strumenti della finanza hanno contribuito a stabilizzare la situazione, bisogna ora capire come possono aver anche negativamente alimentato queste volatilità dei mercati e queste difficoltà sul credito. In particolare l’Fmi si sofferma sui sistemi di cartolarizzazione di crediti a rischio – come nel caso de mutui subprime americani – che combinati a condizioni di mercato favorevoli sembrano aver incentivato un allentamento dell’attenzione sul controllo dei rischi.
3) Terzo, «vanno riesaminati» il ruolo delle agenzie di rating e l’analisi dei rischi sui titoli derivati e strutturati. «Le agenzie di rating continueranno ad essere un tassello essenziale del funzionamento dei mercati», ma sono emerse «alcune preoccupazioni sulle metodologie che seguono per valutare alcuni prodotti particolarmente complessi». E i dubbi sulla adeguatezza delle valutazioni fatte dalle agenzie, rileva l’Fmi, sono stati ulteriormente suffragati dalla rapidità con cui queste hanno proceduto a downgrade di rating dopo l’inizio della fase di turbolenza dei mercati.
4) Quarto, in un contesto in cui è improvvisamente emersa una evaporazione delle liquidità dal mercato, va adeguatamente commisurato il premio di rischio sui prodotti particolarmente “complessi” e a bassa liquidità. Con le istituzioni finanziarie che devono disporre di «robuste strategie di finanziamento, adattate ai loro modelli di business e in grado di fronteggiare condizioni di stress» del mercato.
5) Quinto e ultimo punto individuato dall’Fmi, prosegue lo studio, è che questi episodi di turbolenza hanno fatto emergere che per le banche il «perimetro di rischi è più ampio di quello comunemente considerato dai parametri legali». Ad esempio i rischi sulla reputazione di un istituito possono costringerlo a farsi carico di spese subite da entità da cui è legalmente separato. E i rischi di cui un istituto pensa di essersi defilato, magari ricoprendosi mediante una cartolarizzazione, possono tornare indietro gravando sulla sua reputazione.
«Adesso – conclude l’Fmi – i policy maker si trovano a dover fronteggiare un delicato compito di bilanciamento. Devono approntare linee guida che stimolino gli investitori a mantenere elevati standard sul credito e a rafforzare i sistemi di gestione dei rischi, sia in situazioni favorevoli che in tempi avversi. Ma le iniziative andrebbero intraprese solo quando i benefici per la collettività superano i costi, stando bene attenti a valutarne tutte le possibili conseguenze».
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