Il petrolio spinge di nuovo l’inflazione
L’impennata del prezzo del petrolio e le stime dell’inflazione europea di ottobre impongono a nostro parere un approfondimento sul rapporto tra inflazione e materie prime.Come è noto, le materie prime contribuiscono a formare l’inflazione, influenzando “alla base” i costi del processo produttivo. E’ altrettanto risaputo che, rispetto a qualche decennio fa, le materie prime sono assai meno importanti per le economie occidentali, poiché il contributo al PIL dei settori primario (agricoltura) e secondario (industria) sono percentualmente molto inferiori rispetto al terziario (servizi).
Se un’impennata dei prezzi delle materie prime fa quindi meno paura rispetto agli anni ’70, non si può tuttavia ignorare il recente movimento (soprattutto del petrolio) e le possibili conseguenze sui prezzi. Verifichiamo quindi se l’andamento dei prezzi delle materie prime ha effettivamente avuto l’influenza sull’inflazione europea.
Se abbiniamo l’andamento dell’inflazione a quello dell’indice “CRB” (vedi graf. 1), che raccoglie 19 diverse tipologie di materie prime di diversa natura, dai metalli agli alimentari al petrolio, non riusciamo a rilevare particolari relazioni, né da un punto di vista grafico né da quello matematico, visto che l’indice di correlazione è solo dello 0,29 (con 0=correlazione nulla e 1=correlazione massima).
Se tuttavia restringiamo il campo di osservazione agli ultimi due anni le cose cambiano abbastanza radicalmente (come mostra il grafico successivo), con una relazione diretta molto elevata, confermata dal dato matematico di correlazione vicino al valore massimo di 1.
La semplice analisi grafica proposta sembra quindi suggerire che da circa due anni a questa parte l’indice delle materie prime e l’indice di l’inflazione europea sono strettamente legati. E’ un caso oppure è il segnale che l’economia non è più in grado di assorbire le oscillazioni dei prezzi delle materie prime?
Certo l’adeguamento quasi automatico dell’inflazione fa sorgere qualche dubbio riguardo ad una possibile relazione causa-effetto; normalmente infatti l’aumento dei prezzi delle materie prime impiega parecchi mesi prima di raggiungere i consumatori (e quindi influenzare l’inflazione).
C’è però una materia prima che ha un effetto molto più immediato sul paniere dell’inflazione; si tratta ovviamente del petrolio che influenza quasi istantaneamente il prezzo dei combustibili da autotrazione e riscaldamento.
Il petrolio è il contributore più importante dell’indice CRB; come mostra il grafico seguente l’andamento del greggio e quello dell’indice delle materie prime è correlato in modo del tutto diretto, confermato da un valore di correlazione superiore a 0,90.
Si possono trarre conclusioni o azzardare spiegazioni da questa breve analisi dell’andamento delle materie prime e dell’inflazione europea? Non è facile ma ci proviamo.
Negli anni antecedenti il 2005 il sistema industriale europeo è riuscito a contenere le spinte inflazionistiche, grazie ad un’economa europea ancora largamente al di sotto del proprio potenziale e alle spinte deflazionistiche di Cina e India. Queste dinamiche hanno consentito di controbilanciare l’aumento del prezzo dei prodotti energetici. Dal 2005 in poi l’effetto del sistema industriale è stato neutro (non ha aggiunto né tolto inflazione) e quindi le oscillazioni del petrolio si sono fatte sentire più direttamente.
Se questa ricostruzione corrisponde almeno in parte a verità, possiamo trarne due considerazioni: la prima è che l’impennata dell’inflazione di questi due mesi deriva pressoché esclusivamente dall’aumento del prezzo del greggio e non è inflazione “prodotta” internamente dal sistema economico/industriale (in questo senso potrebbe essere meno “nociva” e più gestibile da parte della BCE).
La seconda considerazione invece è che se il prezzo del petrolio dovesse continuare ad aumentare, questo potrebbe causare (a differenza del recente passato) un corrispondente ulteriore aumento dell’inflazione, con tutti i riflessi negativi del caso.
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