Lo scherzo di Tremonti: Bot già tassati
L’aumento a 120 euro dell’imposta di bollo sui depositi di tutti gli italiani è scattata dal 1 luglio; da ora e fino alla fine del 2012 quell’imposta salirà quindi di 115,80 euro dagli attuali 34,20.
L’anno successivo ci sarà un incremento ulteriore di 30 euro (l’imposta di bollo sarà di 150 euro) per tutti i conti titoli di valore inferiore ai 50 mila euro e di 260 euro (l’imposta sarà di 380 euro) per tutti gli altri depositi.
La ragioneria generale dello Stato spiega che l’imposta riguarderà una platea assai vasta di 9,2 milioni di risparmiatori (i conti correnti sono 40 milioni e viene citata una ricerca Eurisko secondo cui il 26% dei correntisti ha un deposito titoli) e che dalla misura ci sarà un “incremento di gettito su base annua di circa 892 milioni di euro annui per i primi due anni e di circa 2.400 milioni di euro per gli anni a partire dal 2013”.
La retrodatazione della misura per altro rende impossibile ai risparmiatori evitare la prima stangata. Ieri migliaia di correntisti sono andati in tutta Italia allo sportello a chiedere informazioni impauriti e si sono sentiti dare più o meno lo stesso consiglio: per quest’anno non c’è più nulla da fare, e bisogna pagare la quota dell’aumento. Ma a tutti i piccoli risparmiatori conviene vendere i Bot in portafoglio e investire i proventi in pronti contro termine. Per la stragrande maggioranza la misura equivale a seconda dei titoli posseduti a una tassazione sui titoli di Stato raddoppiata o addirittura triplicata. Ma per chi ha su quel deposito mille o duemila euro in titoli e obbligazioni la stangata rischia di mangiarsi tutto il capitale nel giro di pochi anni. La fuga a questo punto è obbligata.
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